venerdì 8 gennaio 2010

E così ci siamo fermati a Regensburg, o Ratisbona all'italiana. Il nome mi torna noto come "luogo interessato da importanti accadimenti storici" ma non chiedetemi quali perchè non me li ricordo affatto. Per la vostra curiosità ci sono sempre san google e santa wikipedia.
Ma prima un piccolo aggiornamento fotografico:

libro
Ieri ho trovato il tempo per dare fuoco al libro! Luca mi ha guardata con biasimo, io sinceramente ne ho ottenuto grande soddisfazione e un bel tepore! Almeno a qualcosa è stato utile.

Regensburg, prima di questo viaggio per noi era nota come "la città vicino alla raststaette (autogrill) di Pentling, dove fanno una goulaschsuppe divina!" In principio avevamo intenzione di fermarci a Monaco che cade giusta giusta a metà strada, ripetendo anche la bella esperienza dei mercatini natalizi; ma non riuscendo a trovare una soluzione per il pernotto che ci soddisfasse, e personalmente terrorizzata per il freddo per Marina, buttai lì l'idea di fermarci al di là di Monaco. L'idea era quella di fermarci in un paesino qualsiasi appena a nord di Monaco, ma la scarsa conoscenza dei luoghi ci ha portato a scegliere Regensburg, appena apppena un centinaio di km oltre Monaco, insomma, come dire, proprio dietro l'angolo. La scelta di fermarci a Regensburg quindi non è stata dettata da motivi culturali, anzi direi da pura ignoranza geografica. Comunque l'ignoranza ci ha portato a scoprire questa piccola città di origine medioevale  sul Danubio che vale la pena di essere visitata alla luce del giorno. Invece noi, di giorno l'abbiamo vista in un breve tour automobilistico per riprenxere lì'autostrada (c'è la tangenziale, ma visto che c'eravamo...) mentre l'abbiamo vista a piedi solo al buio. E al freddo. All'andata per il Romantische weihnachtsmarkt presso il castello dei conti di Thurm und Taxis, mercatino a pagamento, ma per l'orario a cui siamo arrivati l'unico aperto. Purtroppo non ho foto da mostrare di questo mercatino, ma posso dire che se non fosse stato per il freddo stra-becco sarebbe stato bellissimo! Caratteristico i fuochi sparsi qui e là tra le casette-bancarelle, il gruppo di ottoni dal vivo, il fabbro in costume tradizionale, e quel poco che abbiamo visto del castello dal di fuori. Nemmeno il gluhwein (vin brulè) ci è bastato per riscaldarci, a differenza di quanto accadde a Monaco. Anche al ritorno ci siamo arrivati col buio, ed ovviamente i mercatini non c'erano più, così abbiamo optato per un giro in centro per cercare un ristorante, ma la caccia è stata infruttuosa: posti "all'italiana" e dannatamente cari. Così abbiamo ripiegato con somma gioia al "gut essen" Ristorante visibile anche dall'autostrada, aperto 24 ore su 24 dove ci siamo scofanati un filetto a testa, mezzo hamburger, ma non come quello di McDonalds, e non paghi un piatto di kaiserschmarren con apfelmus, una via di mezzo tra crepes e pancakes con purea di mele. Al ristorante Marina ha dato sfoggio di quanto sia paracula: con 2 sorrisi si è conquistata la cameriera, che non perdeva occasione di passare di lì per guardarsela o farle un complimento.
Una parola la spendo pure sull'albergo. Purtroppo niente di pittoresco: ci siamo fermati un un Etap Hotel, un albergo di modesta pretesa per camionisti e scappatelle, pulito ed onesto con classica colazione alla tedesca, cosa che io apprezzo moltissimo. Non posso garantire che gli altri alberghi della stessa catena alberghiera siano gestiti come pulizia allo stesso modo, ma se dovete fermarvi a Regensburg, l'Etap lo consiglio vivamente.

Quest'anno però ci è andata male con i mercatini natalizi: anche a Berlino in Alex (abbreviazione colloquiale per  Alexander platz, l'ex centro della parte est) non c'era un granchè: anzi il nostro reale interesse era di mangiarci il famoso wienerwuerst da metro, ma casette da cibo ce n'erano poche e quelle poche ormai avevano finiti quasi tutto. Però lì abbiamo acquistato Leonello ( foto a venire: si chiama così in attesa che Luca, a cui non piace questo nome, ne trovi uno che piaccia a tutti e due) che si butta nel microonde per 90 secondi a potenza massima e il suo cuore di semi di lino e fiori di lavanda si riscaldano per tenere al caldo, nel caso specifico, la Mimi. Dicevo che ci è andata male quest'anno coi mercatini, perchè due giorni dopo, quando ormai erano stati chiusi, grazie al telegiornale abbiamo scoperto che 500 metri più in là da dove eravamo noi, cioè davanti alla Rathaus, il municipio,  ce n'era uno più bello e più grande.
Però nonostante il flop dei mercatini, in occasione del ventennale del crollo del muro, è stata restaurata la East side gallery.

esg
 In una visione molto semplicistica, la East side gallery è una galleria di murales a cielo aperto dipinta sul tratto più lungo rimasto in piedi del muro di Berlino.

pinna Si tratta di circa 1,5 km di pannelli di cemento armato che hanno circondato i settori americano, inglese e francese, l'ovest in pratica, dalla restante Germania orientale.

wall
Io non ho vissuto il muro, non capisco in pieno ciò che ha significato, ma Berlino una città che mi affascina, forse la capitale europea che ha fatto la storia del ventesimo secolo più di altre.

kiss Comunque dicevo che forse non capisco appieno il muro e ciò che significa, ma ho avuto modo, in questi anni, andandomene in giro per Berlino, di approfondire la storia della città e di intuire la pesante malinconia di una città divisa in due.
 L'east side gallery è una specie di grido di libertà su ciò che era la negazione della libertà. Il muro racchiudeva l'ovest, ciò che per molti rappresentava la libertà, soprattutto di parola, di ideali, e non poteva essere fisicamente avvicinato da chi abitava all'est, mentre all'ovest molti tratti del muro erano già colorati da una gioventù che viveva in una città chiusa in una scatola e contenuta in un territorio politicamente ostile. E' proprio nell'impossibilità di potersi avvicinare dall'est al muro (interveniva la polizia se non addirittura l'esercito all'avvicinarcisi) che rende speciale e sfrontatamente sacrilega l'east side gallery. Non credo di poter descrivere bene cosa sia l'east side gallery, ma spero di aver dato una piccola idea di quello che è, e di quanto trovi superficiale e sciocco il comportamento di molti turisti che si fanno fotografare sorridenti accanto a questo o a quell'altro murales. Magari sono strana io, ma per quanto abbellito e "sconsacrato" questo tratto di muro non è un monumento di gioia o felicità o romanticismo come il Canal Grande, ma è un memento della stupidità umana nella storia, per cui sinceramente non ci trovo nulla da sorridere.
cv
Dopotutto su questo muro delle persone ci sono morte.

Del Natale coi parenti non c'è poi molto da dire, tranne che è stata una bella giornata con Marina che si è conquistata tutti con i suoi sorrisi sdentati. E così il breve soggiorno tedesco si è concluso, portandomi in Italia il virus gastroenterico "dell'acqua", e vi lascio immaginare perchè lo chiamo così.

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