mercoledì 10 novembre 2010

Mi manca la mia città.

Mi manca terribilmente, e se potessi ci tornerei all'istante.
Perchè ci saranno le piogge acide, il traffico, le polveri sottili, che una volta chiamavamo smog, gli scandali vari di scippi, furti e rapine, gli zingari stracciaballe sulla metropolitana, ma ci puoi vivere.
E per vivere intendo poterti muovere senza l'automobile, acquistare nei negozi, scambiare quattro chiacchiere con un perfetto sconosciuto mentre aspetti il tram che non arriva mai perchè c'è il solito pirla che parcheggia sui binari, vedere tante facce in pochi minuti, e anche se nessuno ti caga, non sentirti comunque solo.

Tutte cose che in un cazzo di paese di 3000 anime di cui almeno 2500 lavorano in città e non si vedono nemmeno il sabato e la domenica perchè se ne stanno chiusi blindati nelle loro perfettine villette a schiera, condominii in orizzontale, comprate con gli stessi soldi con ci si comprerebbe un monolocale in circonvallazione, e dotate di sistemi antifurto montati in faidate che suonano per ogni pisciata id cane che avviene dall'altra parte del paese.

E c'è qualcuno che ha pure il coraggio di dire che la gente viene ad abitare qui perchè è bello e piace. No mio caro babbeo: la gente viene qui perchè le case costruite nuove lontane dalla civiltà, in un paese che offre pochissimo, al limite del niente, non costano nulla.

Voglio tornare a Milano, e crescere mia figlia in una società multietnica  e multicultirale, dove il senegalese non è più visto come il babau, ma come il tuo vicino di casa che fa un lavoro onesto e rispettabile seppure umile come lo spazzino. Voglio tornare a Milano dove il femminismo è considerato storia e non avanguardia. Voglio tornare a Milano, dove il bar ce l'ho sotto casa e posso prendere cappuccio e brioches decente in un posto pulito tutti i giorni della settimana.

Voglio tornare a Milano dove i cinquantenni vedono il maestro Yoda e sanno di chi si tratta, senza dire "eh ma è roba da voi giovani".

Voglio tornare a Milano.

1 commento:

  1. Brutta storia, l'esilio forzoso. Soprattutto quando non hai 20 minuti soli (di orario, non di fatto) di treno dalla "civiltà".
    Roberta

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