martedì 29 marzo 2016

E anche quest'anno ci si prova.

Col trasloco ho abbandonato molte piante. Ho portato con me le rose di montagna di mia mamma e il mio potos che sopravvive da ormai più di un decennio. Volevo portarmi anche il rosmarino, ma quella settimana senza di me in Italia gli è stata fatale: nessuno, pur avendolo chiesto, gli ha dato un goccio d'acqua.  Non sono una brava con le piante, ma mi piacciono e ci provo. quando ho detto a Luca che ci provavo anche quest'anno mi ha preso per il culo. Non è gentile, ma ci sta: ho sulla coscienza l'anima di molte piante.
Talvolta ho delegato la questione anche a mia suocera ma ho capito una cosa: lei ha culo di avere quelle due o tre piante che c'è poco da fare per farle sopravvivere e che non ci capisce molto. me le travasa perchè "così si deve fare", butta via l'acqua dai sottovasi " perchè così si deve fare", ma non ragiona su quello che fa. Ad esempio se la terra è molto secca l'acqua scivola subito via (così come il deserto insegna e quando piove è un disastro) senza fare il suo dovere, è il risultato è lo stesso del non innaffiare affatto. inoltro non sopporto la politica " la pianta è brutta allora buttiamola": se così fosse, "sei vecchia allora ti butto cara suocera"!
Mia mamma ci sapeva fare un po' con le piante, ma non ho imparato da lei. Colgo in giro quello che sento, cerco di capire perchè una cosa si fa così ed una cosà, non mi limito a fare "perchè è così che si fa".
Ho seminato e travasato narcisi e violette (che mia suocera considera erbacce, saranno belle le sue piante che fanno un fiore ogni morte di papa) e ci riprovo. Soprattutto perchè qui piove spesso, non sempre, e così non mi posso dimenticare poi tanto d'innaffiarle.




Oggi travaso la mia menta che è un po' sofferente, e il potos che ha bisogno di un po' di terra nuova.

lunedì 28 marzo 2016

insopportabile sensazione

Sono spesso attanagliata da un insopportabile sensazione di non essere buona a fare nulla. Sì è vero se si guarda questo blog si scopre che: sono laureata in medicina veterinaria, pratico danza del ventre e sono insegnante, taglio, cucio, ricamo, lavoro all'uncinetto, sono mamma, parlo italiano inglese e tedesco, faccio immersioni ed ho patente A e B. Dicono anche che sia brava a scrivere.
Ho sentito molte volte dire: " ma come sei brava!", "ma come fai a fare tutte queste cose?" Ma nessuno sa in effetti che io dietro a tutte queste cose non mi sento affatto brava.
Se fossi un bravo medico non avrei avuto problemi a trovare un lavoro in Italia (invece, a parte una struttura in cui la denigrazione delle competenze era la priorità per "formare" i colleghi, tutte le altre cliniche, non è stato così: sono un medico come tanti nel mucchio).
Se fossi davvero brava a danzare sarei nel gruppo spettacolo, e non nell'avanzato ( e cara grazia che adesso sono nell'avanzato!) ed avrei un corso mio; non ho mai provato a propormi come sarta, ma non so creare un modello, li ho sempre presi già fatti e non sempre adattati bene. Sentirsi una cattiva mamma, orribile, traumatizzante che rovina le figlie, è compreso nel pacchetto "sei rimasta incinta" (no non c'è un terzo in arrivo e no non è nemmeno nei pensieri) perciò non lo prendo nemmeno in considerazione, ameno che non voglia davvero buttarmi giù. Per quello che riguarda le lingue, beh l'italiano è madrelingua, e credo di parlarlo piuttosto bene con una buona se non ottima conoscenza della grammatica (anche se a volte m'impegolo in costruzioni sintattiche al limite tra l'acrobazia sintattica e il trappatonesimo), il tedesco lo sto imparando correttamente ora e con un po' di sforzo per demolire tutti gli errori che si sono radicati in me, l'inglese, imparato a scuola usato ogni volta che serve, mai ampliato più di tanto, mi chiedo talvolta se il mio " fluente" in realtà non sia un "maccheronico": dovrei tradurre la frase " la dott. Laura Gds ha collaborato con noi nel xxxx per traduzioni inglese italiano ad uso interno" e la frase che salta fuori risulta talmente banale che sembra davvero maccheronica:  "Ms. Laura Gds, Veterinary, in xxxx collaborated with us to translate english-italian for private use", frase che dovrei mandare poi ad un azienda madrelingua inglese.
Sulle immersioni non saprei che dire: in questo caso talvolta la pratica vale più della grammatica, e quando non riesco a tenere l'assetto (per i non addetti sembrare un pesce immobile in acqua) è in genere da molto che non mi immergo.
Fare la patente B è quasi un obbligo sociale (più del battesimo), la patente A non è difficile da prendere, ma poi non è detto che si sappia andare in moto, anzi l'ho abbandonata a favore della subacquea che mi rilassa di gran lunga di più.
Mi hanno detto anche "perchè non scrivi un libro?".

Quando sono così mi sembro l'asino rompicoglioni amico di winnie the Pooh, lui e il suo cazzo di disfattismo cosmico.

Il fatto è che il disfattismo cosmico è potente: ne basta una goccia per mandare a puttane idee e buoni propositi che potrebbero cambiare la vita, e non lo faranno mai, perchè vengono abbandonati. La prima cosa che fa il disfattismo cosmico è annientare con ragioni matematiche il tuo entusiasmo: "chi è che dice che sei bravo?" genitori? famigliari? persone che ti amano e che per questo vedono forse le cose più dorate e luccicanti di quello che sono? Quando il numero di chi ti sostiene è pari ad uno, il disfattismo cosmico ha già vinto.
Poi se non bastasse, a rincarare la dose, prende tutte le difficoltà oggettive e gli imprevisti quotidiani e le amplifica, finchè non riesce a farti sedere col culo per terra ( possibilmente su un pavimento gelato) e la testa tra le mani facendoti desiderare di poter scomparire dalla faccia della terra così non puoi dare fastidio a nessuno.
Se le fronteggi e cerchi tutto sommato di tenergli testa nonostante la vita di tutti i giorni, allora ti dà il colpo di grazia, facendoti rivoltare contro chi ti ha incoraggiato, perchè non vede progressi, che magari non ci sono proprio e magari non dipendono da un tuo menefreghismo.
A quel punto soccombi o risorgi, ma risorgere potrebbe costare molto caro e non tutti, ne i diretti interessati, ne coloro che ti stanno accanto hanno voglia, al momento di batter cassa, di pagare.

Comunque a me I-O o Isaia, a seconda che leggiate l'originale di Milne o la versione edulcorata e rincoglionita della Disney, mi sta sul culo, e mi sto pure io sul culo quando cado in questa fase. 

domenica 27 marzo 2016

Pasqua in Germania

 Via approfittiamo dell'insonnia e del cambio dell'ora per augurare Buona Pasqua, con la mia solita immagine dissacrante ed animalista (l'unico animalismo che mi concedo):


Dire che è la seconda Pasqua che festeggiamo in Germania sarebbe un po' come dire che è da un anno che siamo qua: ufficialmente un anno lo sarà settimana prossima, è la Pasqua che, ballerina, è venuta prima.
L' anno scorso eravamo in una deliziosa casa vacanze poco distante da Bergish Gladbach, il sabato di Pasqua avevamo visto la casa in cui abitiamo ora, fatto la proposta d'affitto, e il martedì di Pasqua, primo giorno lavorativo utile, abbiamo firmato il contratto. Contemporaneamente, L'anno scorso il 27 di marzo facevo le prove generali per la festa di primavera dello Zagharid, mi preparavo per l'esame da insegnante e imballavo cose per il trasloco. Ma siamo qui per parlare della Pasqua.
L'anno scorso avevamo colombe e uova italiani a cui abbiamo associato una Osterkranz, giusto per entrare nel clima tedesco.
Questa è quella di quest'anno

Quest'anno ci siamo entrati per bene: passato il carnevale, fatto un profondo respiro, siamo partiti con le decorazioni casalinghe primaverili-pasquali. Una piccola spedizione d'acquisto in un negozio di una catena di discount " di tutto un po' ",  e con meno di 10 euro abbiamo recuperato io e le nane materiale per abbellire la loro cameretta, comprese un paio di tendine in organza rosa. Poi le uova. Qui è un fiorire di uova decorate alle finestre e sugli alberi: mai vista una cosa del genere in Italia, a parte la mamma della Betty, non conosco nessun'altro in italia che faccia l'albero di Pasqua, cosa che invece in lator paesi europei è nota e praticata.
Quindi ci siamo date da fare con le uova.
Forti del fatto che qui vendono sia uova dal guscio bianco che rosse (quelle comuni in Italia per intenderci) abbiamo imparato ad aprire e soffiare le uova. Non è difficilissimo ma ci vanno almeno 3 uova per capire come fare senza distruggere il guscio e un bel po' di forza nel soffiare. Sappiate che è vero e non è vero che si fa con lo spillo. Lo spillo apre il guscio senza distruggerlo ma fanno fatti almeno 2 o 3 fori vicini e poi allargati con una forbicina da unghie o da ricamo nella larghezza di uno stuzzicadenti per lo meno, altrimenti i fori ( ne vanno fatti 2) sono troppo piccoli e non permettono la fuoriuscita dell'uovo. Poi si lavano dentro, si asciugano e si decorano.



E' una decorazione però che è più fragile delle palline di vetro di natale, perciò se non sono più che affrancate bene, potete dire addio velocemente la lavoro fatto.

Ma non ci siamo fermate solo a queste uova: ne abbiamo fatte anche altre.
Mercoledì ho portato figlia grande al museo della pesca fluviale a poco più di 10 km da casa, dove in occasione delle vacanze pasquali hanno organizzato un atelier per colorare le uova con colori naturali. Non hanno fatto solo questa attività, hanno anche decorato uova di plastica con altre 2 tecniche, collage ed un altra ad immersione, che però non ho potuto vedere bene, ma questi sono i risultati:


E poi ne ha fatte 3 con colori naturali, usando cipolla bionda, curcuma e limone. Della cipolla e della curcuma ne avevamo già letto su un libro che ha figlia grande ma il trucco del limone non lo conoscevamo. Venerdì poi a casa abbiamo ripetuto i colori naturali insieme a figlia piccola, usando anche spinaci e cipolle rosse e i risultati sono questi:


 dall'altro verso il basso: quelle "bianco sporco" spinaci ( ma forse ne dovevamo mettere di più per ottenere un verde più deciso) quelle gialle con machcia bianca e tracce verdi curcuma (doveva rimanere impressa una foglia di prezzemolo ma abbiamo sbagliato qualcosa) quelle rosine e marrone patata cipolla rossa (diversi metodi), quelle arancione cipolla bionda


Col limone invece le scolori quel tanto da disegnarci una faccina.

E poi c'è l'uovo verde.


Bello vero?

Al museo dei pescatori è arrivata una coppia di signori anziani con un cestino pieno di uova di plastica decorate in vario modo ed ha regalato ad un po' di bambini un nuovo di plastica con una plastichina e le istruzioni: "immergete con delle pinze un attimo l'uovo in acqua bollente e la decorazione è fatta".

Ed ora che le figlie si sono svegliate e mi hanno chiesto se il coniglio pasquale è arrivato con le uova, scusatemi ma vado a nascondere un po' di ovetti kinder in giro per casa che ieri sena non l'ho fatto.

giovedì 24 marzo 2016

A volte

A volte penso che  quelli che mi dicono che sono una brutta persona hanno ragione. Ho un brutto carattere,  le cose non le mando a dire, e ho memoria sia per le cazzate che faccio quanto per quelle che ricevo e per queste mi hanno dato della rancorosa. Forse é per questo che ho poche amiche e tutte "a distanza". Ogni tanto leggo post di contatti fb che si ritrovano con le amiche e mi assale lo sconforto. Quelle che posso chiamare amiche,  abitano a Milano, Udine, Roma, Biella. In tutto 5, forse 6 o 7 persone : era difficile vedersi con quelle che abitavano vicino, con le altre impossibile. Ora, beh ora un utopia.
Per Roma l'anno scorso prima di traslocare, avevo progettato un viaggio, pagato il biglietto, e tutto sparito per la varicella presa in Egitto. Sarò egoista ma avrei preferito essere in Italia, incontrare chi desideravo stringere in un abbraccio, che farmi una settimana spesata dall'assicurazione medica senza poter avvicinare pressoché nessuno.
Non sono mai stata una che stringe amicizia facilmente, e ho visto troppo spesso volare via dalla mia vita qualcuno che ritenessi amica, ed ora ho paura di provare a stringere amicizie, di proporre, di fare. Quando mi sono spostata volli fare la festa di addio al nubilato. Invitai le compagne del corso di danza: ricordo con tristezza quella festa: invitate le persone che credevo condividessero la passione per la danza mi ritrovai a fare i conti con un loro pudore più forte del piacere di danzare, ritrovandomi a ballare pressoché da sola o in compagnia dell'insegnante. decisi di fottermene delle altre, ma il ricordo amaro talvolta mi fa rimpiangere di aver fatto pagare a mia madre quella festa. 
Ora sono qui in Germania da quasi un anno. Lo sarà settimana prossima un anno, insieme ad un anno di diploma da insegnante di danza.
Amiche? No non ne ho.
Intanto non parlo tedesco come l'italiano. Sì mi dicono in molti che per essere una straniera qua da un anno soltanto parlo un buon tedesco, perchè conoscono altri stranieri qui da molto più anni che non sono in grado di parlarlo, ma non mi sento abbastanza sicura per affrontare chiacchiere. Certo inizio a sparare qualche vaccata e a far ridere le persone, ma poi se la discussione si fa più complessa crollo.
Al corso di Lingua ci sono delle persone simpatiche con cui mi piacerebbe molto stringere amicizia: c'è Soheila, che viene dall'Iran a cui sono affezionata, ma entrambe parliamo il nostro tedesco così-così e viene difficile raccontarci l'un l'altra.
Tramite l'asilo ho conosciuto Marcella ed Henriett, anzi grazie a Marina che al contrario di me fa amicizia con tutti, ma anche con loro l'ostacolo della lingua e le mie remore a non voler esagerare nel propormi non posso dire di sentirmi amica.
Per lo meno ho il gruppo di danza, che anche se le chiacchiere sono limitate, la passione per la danza si sente ed è forte e questo anche se non è la stessa cosa dell'amicizia qualcosa mi dà.
Ora, non credo che legga più i mio blog qualcuno di quelli che si sono divertiti a darmi della rancorosa, dell'arida, dell'invidiosa e della xxx (insulti arrivati, ma non erano di certo persone con cui avevo intessuto rapporti, ma semplicemente idioti di passaggio) a godere delle mie debolezze, ma se dovesse essere, prego servitevi pure, perchè se le debolezze altrui vi fanno stare bene allora siete più miserabili di quanto pensassi.
Sta sera gira così, con un forte bisogno di amiche, ma domani, domani sarò la solita pronta a combattere e a costruire quaoxas per se e per la sua famiglia.

martedì 22 marzo 2016

5 cose utili da sapere prima ancora di iniziare a studiare la lingua tedesca

E' luogo comune dire " il tedesco è una lingua difficile". Certamente lo è se la paragoniamo alla lingua inglese che ha una grammatica fin troppo semplice, ma confrontatela con l'arabo, anzi confrontatela con l'italiani, e poi la smetterete di dirlo.

Vorrei sfatare subito il falso mito che " ma sì in Germania se sai l'inglese te la cavi". Sì se sei un turista, no se ci vuoi vivere: i negozianti hanno capito che il minimo vocabolario inglese ti aiuta a concludere un affare  e a far sentire più a suo agio il turista, ma nei supermercati, negli uffici, sul lavoro e in tutte le altre situazioni di vita quotidiana, o sai quanto meno il tedesco base o sei perso.

Perciò a chi venisse mai in mente di imparare il tedesco per diletto o per una scelta di vita vorrei dire 5 cose.

1- Ripassatevi come Dio comanda la grammatica italiana: conoscerla bene vi aiuterà a capire più velocemente quella tedesca, e scordatevi l'inglese (se lo sapete) per grammatica e pronuncia, non c'entra nulla, a parte qualche similitudine di vocaboli.
2- Imparate a pronunciare la H. Per noi italiani non ha suono ( e si vede da come troppe persone non sanno scrivere correttamente "ha, a ed ah"), ma sia in tedesco che in inglese ce l'ha e corrisponde al suono che si emette quando si alita sugli occhiali per pulirli. Pronunciarla o non pronunciarla fa differenza su quello che volete dire: per esempio può fare la differenza all'ascolto, tra "io mi chiamo" e "io cago".
3- il tedesco è una lingua che "si scrive come si pronuncia", esattamente come l'italiano, e secondo le proprie regole di pronuncia. Non esiste il suono "gn" di gnomo: "regnet" (piove) si pronuncia con g e n separate: reg-net. La k, ha il suono di "chi" e "che", mentre il "ch" suona come "sc" di "scivola".
4- tutti i sostantivi vogliono la maiuscola, mentre gli altri vocaboli vanno scritti con la minuscola.
5- consiglio vivamente una scuola con un metodo, anzichè fare tutto da soli: limiterà il perdersi in dettagli non immediatamente utili, e l'apprendimento di forme scorrette difficili poi da sostituire con quelle corrette (errore che sto scontando sulla mia pelle)

domenica 20 marzo 2016

Fiori di primavera

La mia amica Mamigà ha creato una magnifica ghirlanda di fiori di stoffa per la primavera (o per la Pasqua, non so). L'ho vista crescere di giorno in giorno. Al primo fiore le ho chioesto istruizioni, e lei immancabilmente me le ha scritte.

" Cinque cerchi, piegati a metà e arricciati lungo il lato curvo, cucito assieme con una filza. Il bottone si cuce o si incolla. Stavolta lo incollo."

Semplice vero? Già peccato che io non ci abbia capito nulla quando me lo ha detto, forse avevo la testa da tutt'altra parte per poter capire, così oggi ho cercato un video tutorial che mi chiarisse un po' meglio la situazione:



Visto e....

FACILISSIMO!

così ho pensato di coinvolgere figlia grande e piccola per fare qualche fiorellino. Però con qualche modifica.
Intanto fare tagliare loro 5 cerchi la vedevo dura, così ho pensato di tirare fuori il panno lenci (ma funziona anche con il pile): da 5 cerchi a 5 mezzi cerchi.

 
e poi via cucire!


con qualche imperfezione, però se penso che per la Iaia è la prima esperienza di cucito e che se l'è fatta tutta senza rognare, frignare e chiedendo quando faceva qualche cavolata, ce la siamo cavata bene. Un po' di colla che non molla per fissare i bottoni, e se la corolla ha un "buco" troppo largo per il bottone, beh ci si mette una pezza aggiuntiva (incollata o cucita).

Azzurro e rosso della Mimi
Quello azzurro è della Iaia







P.s. per chi volesse realizzarlo con bimbi consiglio di vedere prima il tutorial che ho linkato qua sopra dove sono spiegati tutti i passaggi che io non ho fatto vedere in queste foto.

giovedì 17 marzo 2016

Maternità e Lavoro

E' palese che stia parlando di questo argomento proprio in questi giorni, ma non voglio entrare nello specifico della questione: voglio parlare della mia esperienza.

Io ho lavorato saltuariamente sostituendo in turni di notte colleghi dalle 19.30 alle 9 del mattino fino al 7 mese di gravidanza, per entrambe le figlie. Pronto soccorso veterinario, da sola, nessun'altro collega: solo in caso di emergenza poteva esserci un chirurgo. Ah dovevo anche fare lastre.
La mia cassa di previdenza sociale, che non è l'inps, mi ha sostenuto con un assegno per 3 mesi di assenza dal lavoro, per una quantità di soldi che " se andava bene " vedevo in 6 mesi lavorando regolarmente.
Quando aspettavo Marina, ero convinta che dopo un mese dalla nascita avrei potuto tornare tranquillamente al lavoro. Al mio lavoro notturno intendo, perchè era l'unica cosa che avevo, oltre a poche e rare visite domiciliari, che comunque non mi davano 100 euro netti al mese.
Non fu così.
Avevo una bambina buona e tranquilla, che mangiava al seno con appetito e senza colichette ogni 2 ore e mezza, e la convinzione che se mi fossi tirata il latte dandolo dal biberon non si sarebbe attaccata più al seno. Questo GRAZIE all'enorme disinformazione che nel 2009 esisteva e sono convinta esista tutt'ora. Sappiate che non è vero: pur di mangiare si attaccano a tutto. L'esperienza l'ho fatta con la seconda figlia che ha poppato indifferentemente da tetta e biberon facendo la gioia della nonna, e dandomi il tempo di andare in clinica una mattina alla settimana e accompagnare la sorella a nuoto. ma questa è un altra storia.
All'epoca, nel 2009 intendo, mi ritrovai quindi "schiava" di mia figlia. Schiava di quel fagottino rosa pacioccoso che aveva bisogno delle mie tette. Io non ero più libera di fare nulla per me, combattuta tra l'occuparmi solo di mia figlia e tutto il resto: casa, spesa, tornare al lavoro. ad aggravare la situazione il vivere in un paesino senza negozi e senza la possibilità di muovermi se non per centri commerciali che mi erano stati dipinti come il luogo più pericoloso dove portare un bebè. La frustrazione salì, e caddi in depressione.
poco dopo la nascita della mia primogenita. anche l'allora ministro Gelmini divenne mamma, ed esordì con qualcosa tipo "la maternità è un privilegio", perchè lei al posto di stare con la figlia nata da meno di un mese lavorava ed aveva qualcuno che le portava la bambina al momento delle poppate.
Beh facile lavorare quando qualcuno si occupa di tua figlia, della tua casa, e di tutto quello che non è il tuo personale o il tuo lavoro al posto tuo.
So che esistono mamme organizzate e serene che riescono a gestire i primi mesi di maternità insieme ad una vita ristrutturata pseudo normale da mamma. Ma non ero, e non sono così: sono incasinata dentro e fuori e lo sono tutt'ora.

Così vorrei rivolgermi a tutte le future mamme indipendentemente dal lavoro che fanno o dagli ideali che hanno.
Primo o secondo o terzo figlio che sia (soprattutto al primo che è tutto "nuovo"), prendetevi quel tempo magico di innamoramento fatto di sorrisi-smorfiette sdentati, di gambette curve che vi scappano dalle mani mentre cercate di cambiare un pannolino inguardabile (ed irrespirabile).
Delegate in questo periodo le faccende di casa e il cucinare, se potete. (benedetta sia per me la bofrost!).
Ritagliatevi un ora o due alla settimana per voi perchè staccare da sorrisetti e pannolini serve: ricordatevi che se hanno fame e il latte è alla giusta temperatura poppano ANCHE dal biberon ( poi adesso ce ne sono di fichissimi!)
E se proprio dovete lavorare perchè ve lo chiedono prendetevi cose leggere, che vi lascino il tempo di essere mamma e di riposarvi, soprattutto di riposarvi: questo momento magico è magico, ma è anche il più impegnativo fisicamente, non prendetelo troppo alla leggera.

mercoledì 16 marzo 2016

10 cose sul traffico tedesco

Non ho intenzione di puntare il dito su luoghi comuni in merito: dietro l'angolo c'è sempre qualcuno che crede di sapere tutto (e non sa niente) pronto a polemizzare, perciò saranno 10 cose oggettive inopinabili.
E magari 10 cose che sapete già.

1- I Semafori hanno l'arancione ( o giallo secondo codice della strada italiano) anche quando dal rosso si passa al verde.
2- In molte città, Berlino per esempio, agli incroci ci sono semafori piccoli per biciclette posti al altezza ciclista e passano al verde un secondo o due prima del verde automobilistico (idem anche per quelli pedonali)
3- Ci sono molte biciclette e per questo piste ciclabili che  non sono necessarimente delimitate da cordoli: possono essere delimitate da una linea tratteggiata sulla corsia destinata ai veicoli quando la strada è stretta o delimitata da linee e asfalto rosso se la strada è più larga. In genere comunque su ambo i lati della carreggiata per mantenere la coerenza col senso di marcia. Sui marciapiedi è delineata in rosso. Sugli incroci piuttosto grandi prima della linea d'arresto si può trovare un area rossa di "pole position" per biciclette che debbano svoltare a sinistra.
4- A 8 anni i bambini fanno la patente per la bicicletta a scuola con esame sostenuto dalla polizia. E' un percorso di educazione stradale che si sviluppa in un paio di mesi, con esercizi pratici di slalom e frenate in cortile e  una prova pratica finale in mezzo al traffico. dopo questo esame i bambini sono abilitati a condurre la bicicletta da soli non accompagnati dai genitori in mezzo al traffico.
5- Lungo le strade extraurbane raramente s'incontrano cartelli pubblicitari e sono in genere collocati in mezzo ad un campo.
6- Sulle strade urbane a più corsie potreste trovare per terra la scritta BAB che significa autostrada (BundesAutoBahn)
7- Le autostrade sono "senza limiti di velocità" solo per alcuni tratti ed in questi è comunque consigliato mantenere una velocità di 130 km/h. Per la restante parte della rete autostradale a seconda della prossimità a centri abitati, cantieri, condizioni meteorologiche, andamento della strada (pendenze o curve) vigono limiti ben precisi che possono essere diversi a seconda dell'orario della giornata.
8- In autostrada in caso di emergenza si lascia una corsia libera in mezzo per il passaggio dei mezzi di soccorso perchè è più facile mantenere i camion sulla destra che farli spostare verso sinistra
9- Le uscite autostradali vengono indicate col nome e/o col numero fino a 500 metri prima dello svincolo, poi allo svincolo sono indicate da un semplice cartello "Ausfahrt" (letteralmente uscita)
10- Lungo l'autostrada si possono trovare la Rasttette, la Rasthof e l'Autohof: la Rasttette è sul percorso autostradale ( come gli autogrill per intenderci) la Rasthof prevede di uscire dall'autostrada e fare un percorso inferiore al km per raggiungerla, Autohof è un parcheggio semplice lungo l'autostrada attrezzato sicuramente con wc.

martedì 8 marzo 2016

8 marzo festa della....

... mamma.

Lo so per alcuni sconcerta, per altri che sanno dove sto andando a parare è macabro. Ci ho messo due anni, ma ci sono arrivata anch'io a commemorare l'anniversario del funerale di mia mamma.
No non del decesso.
Ero la con lei, le avevo detto che non l'avrei fatta morire in ospedale, ma ce l'ho portata lo stesso, pur sapendo esattamente che era entrata in fase preagonica, pur avendole fatto io la morfina per farla stare meglio, pur sapendo che era incosciente quando ha varcato la soglia del pronto soccorso, pur sapendo che il pronto soccorso non è l'ospedale come lo intendeva lei: non voleva morire in degenza.
E' deceduta il 7 marzo del 2014 tra la mezzanotte e l'alba. Ricordo quel giorno con una precisione millimetrica, e no non voglio commemorare il giorno in cui ho corso per organizzare il funerale, per contattare chi andava contattato, per accompagnare mio padre nella camera ardente.
Voglio commemorare l'otto marzo, dando a questo giorno riempito di troiate pseudo femministe, un significato davvero da donna: la commemorazione di una donna che è e rimane la mia mamma.
Voglio commemorare il giorno del suo funerale, quando le persone che le hanno voluto bene, le colleghe di lavoro, le compagne di danza, sono venute per lei a cui ho chiesto di ricordarla nelle sue cose buffe e col sorriso.
Ci ho messo 2 anni a sentire la necessità di farlo.
Ci ho messo quasi due anni e una nuova vita carica di speranze per sentire la sua mancanza nella mia vita, la mancanza di chi ha condiviso con me tutte le mie ansie e le mie paure e le mie speranze e le mie gioie senza che me ne accorgessi, fino a che non è mancata.
Ci ho messo il mio tempo, perchè non sono una che le cose le prende al volo.
E non è detto che ogni anno farò lo stesso: come viene, viene.

giovedì 3 marzo 2016

l'amicizia

Che cos'è l'amicizia?
Se volete saperlo, non ne ho la più pallida idea.
Non saprei descriverla.
Sarebbe bello se gli adulti fossero semplici come i bambini e non facessero differenze tra amici e compagni di gioco: si è tutti amici e basta.
Ed invece cresci, magari con qualcuno che ti impone il suo punto di vista: "non possono essere prima Giovanna, poi Sara, poi Laura, poi Manuela tutte le tue migliori amiche" tralasciando il dettaglio che tre su 4 hanno nel tempo traslocato e non proprio dietro l'angolo. Nonostante siano passati quasi 30 anni da quel discorso, mi fa male tutt'ora facendomi sentire un idiota che non vuole bene a nessuno e non sa decidere chi sia la sua migliore amica. Così ti convinci che l'amicizia sia una cosa esclusiva un po' come il matrimonio: un amico per tutta la vita e per il resto sì beh conoscenze. E se il tuo amico muore quando sei ancora giovane? Cazzi tuoi sei rimasto solo.
Però questo non è quello che è successo a me: mi è solo stato scaricato addosso come se dovesse essere ANCHE la mia scelta.
Quindi secondo questa visione esclusiva, la mia amica per tutta la vita sarebbe dovuta essere la Raffaella, vicina di casa, che mi ha tolto il saluto all'età di 13 anni perchè io acquistai l'ultimo costume da bagno lilla che piaceva anche a lei.
Secondo questa visione esclusiva l'amicizia è SOLO quella che lega me e la Betty, oltre venti anni di conoscenza con parecchi anni di mezzo senza sentirci e tutte le volte che ci si vede è come se ci fossimo lasciate solo mezz'ora prima.
Ma allora come spiego l'amicizia che lega me a Mamigà e a Miciapallina?
O come spiego/classifico il legame che ho con Amalia o con Claudia, se mi soffermo per di più sul fatto che io e Claudia non ci siamo nemmeno mai viste in faccia?
O come spiego il fatto che anche se non ho più intenzione di frequentare Danilo e si sono lasciati andare i rapporti con meg, auguro sempre ad entrambi di stare bene e di avere una vita serena?
O come mi spiego che ci si scambia sempre un pensiero gentile con Eugenio che ho visto 3 volte in tutto nella mia vita e non parliamo quasi mai?
Ecco non saprei proprio come spiegarmi questa cartolina:



se il significato di amicizia è quello che qualcuno ha inscatolato per me.

Personalmente credo che l'amicizia è come l'amore: indefinibile. Non ha nessun parametro simil-scientifico per dire che è così. E il tempo o la distanza non hanno alcuna influenza sulla definizione degli stessi.

P.S. Ho scritto questo post senza citare tutti i nomi delle persone che ritengo amiche. Questo non significa che ho amici di serie A che vengono nominati ed amici di serie B che invece non meritano di esserlo, ma che ai fini di spiegare determinate situazioni ho trovato più caratteristiche alcune situazioni di altre.  

mercoledì 2 marzo 2016

Le cose che vorrei scrivere e non scrivo.

oggi è mercoledì e sono " lecitamente a casa".

E stranamente sono abbastanza sveglia. Non è stata una gran notte: Manolo è davvero pesante da sopportare e le mie competenze in campo comportamentale sono troppo scarse per poter trovare un nesso tra una pancreatite dubbia e l'eccessiva vocalizzazione, soprattutto se quest'ultima torva pace a priori standomi ronfolante, il gatto, in braccio per almeno un ora al giorno. Si calma anche di notte ma per averlo su di me m i costringe in posizioni in cui io non riesco a dormire. se mi giro se ne va offeso ed inizia a miag... a RAGLIARE, giusto per spiegarvi la potenza della sua voce. na manciata di ragli e il gioco è fatto: ho perso il sonno con la voglia id piangere per la stanchezza. Luca russa, lo so e di fatto se dormo non me ne accorgo, ma se mi sveglio contribuisci insieme a qullo stronzo di Manolo a non farmi chiudere gli occhi. A complicare la faccenda stanotte, ci si è messa pure figlia grande, che poverina ha preso un bel raffreddorone peso con tosse forte che ovviamente la tiene e ci tiene svegli.
Avevo dichiarato un paio di post fa che sono una lamentosa del cazzo.
Beh si lo sono: non ho grossi o gravi problemi: è che ho un po' di cazzabubbole rognose e sì, rompono le palle. per darvi un idea è come se foste entrati al supermercato per prendere 2 cose e alla fin della fiera a portare tutto a mano state rischiando di prendervi qualcosa per strada. Ecco così è come mi sento io con le mie cazzabubbole. Il corso di tedesco, la coreografia, le bimbe che vogliono le loro giuste attenzioni, le incombenze domestiche ( sembra una scemata ma chiamate voi l'idraulico in una lingua che ancora non padroneggiate bene) , le attenzioni per i gatti, per il marito ( povero lo metto sempre in fondo), la voglia di avere tempo per me per tuffarmi nel mio mondo di "cose che vorrei fare ma tempo non ne ho" che comunque mi dà un po' di soddisfazione. Ecco in pratica mi sento come se avessi fatto la spesa per tutta la settimana, acqua compresa MA senza carrello ne cestino.
E poi ci sono le cose che vorrei scrivere e non scrivo perché sono quelle che " mi cadono giù". Vorrei scrivere, delle decorazioni di primavera che ho fatto con le bimbe sabato, dei nostri progetti che non abbiamo ancora realizzato, del giro in bici dietro casa, della settimana noi da sole, del carnevale che è passato da un pezzo, di quella sconcertante sensazione di dejavù che mi assale da un mese circa, del ricamo (toh ho fatto delle crocette!) del viaggio a Berlino, dei progressi della mia coreografia, dei miei progressi di tedesco, di quanto trovi snervante il corso di tedesco alla " Umbridge".
Ecco ora le ho appuntate, magari prima o poi qualcosa su di esse la scrivo.