giovedì 17 marzo 2016

Maternità e Lavoro

E' palese che stia parlando di questo argomento proprio in questi giorni, ma non voglio entrare nello specifico della questione: voglio parlare della mia esperienza.

Io ho lavorato saltuariamente sostituendo in turni di notte colleghi dalle 19.30 alle 9 del mattino fino al 7 mese di gravidanza, per entrambe le figlie. Pronto soccorso veterinario, da sola, nessun'altro collega: solo in caso di emergenza poteva esserci un chirurgo. Ah dovevo anche fare lastre.
La mia cassa di previdenza sociale, che non è l'inps, mi ha sostenuto con un assegno per 3 mesi di assenza dal lavoro, per una quantità di soldi che " se andava bene " vedevo in 6 mesi lavorando regolarmente.
Quando aspettavo Marina, ero convinta che dopo un mese dalla nascita avrei potuto tornare tranquillamente al lavoro. Al mio lavoro notturno intendo, perchè era l'unica cosa che avevo, oltre a poche e rare visite domiciliari, che comunque non mi davano 100 euro netti al mese.
Non fu così.
Avevo una bambina buona e tranquilla, che mangiava al seno con appetito e senza colichette ogni 2 ore e mezza, e la convinzione che se mi fossi tirata il latte dandolo dal biberon non si sarebbe attaccata più al seno. Questo GRAZIE all'enorme disinformazione che nel 2009 esisteva e sono convinta esista tutt'ora. Sappiate che non è vero: pur di mangiare si attaccano a tutto. L'esperienza l'ho fatta con la seconda figlia che ha poppato indifferentemente da tetta e biberon facendo la gioia della nonna, e dandomi il tempo di andare in clinica una mattina alla settimana e accompagnare la sorella a nuoto. ma questa è un altra storia.
All'epoca, nel 2009 intendo, mi ritrovai quindi "schiava" di mia figlia. Schiava di quel fagottino rosa pacioccoso che aveva bisogno delle mie tette. Io non ero più libera di fare nulla per me, combattuta tra l'occuparmi solo di mia figlia e tutto il resto: casa, spesa, tornare al lavoro. ad aggravare la situazione il vivere in un paesino senza negozi e senza la possibilità di muovermi se non per centri commerciali che mi erano stati dipinti come il luogo più pericoloso dove portare un bebè. La frustrazione salì, e caddi in depressione.
poco dopo la nascita della mia primogenita. anche l'allora ministro Gelmini divenne mamma, ed esordì con qualcosa tipo "la maternità è un privilegio", perchè lei al posto di stare con la figlia nata da meno di un mese lavorava ed aveva qualcuno che le portava la bambina al momento delle poppate.
Beh facile lavorare quando qualcuno si occupa di tua figlia, della tua casa, e di tutto quello che non è il tuo personale o il tuo lavoro al posto tuo.
So che esistono mamme organizzate e serene che riescono a gestire i primi mesi di maternità insieme ad una vita ristrutturata pseudo normale da mamma. Ma non ero, e non sono così: sono incasinata dentro e fuori e lo sono tutt'ora.

Così vorrei rivolgermi a tutte le future mamme indipendentemente dal lavoro che fanno o dagli ideali che hanno.
Primo o secondo o terzo figlio che sia (soprattutto al primo che è tutto "nuovo"), prendetevi quel tempo magico di innamoramento fatto di sorrisi-smorfiette sdentati, di gambette curve che vi scappano dalle mani mentre cercate di cambiare un pannolino inguardabile (ed irrespirabile).
Delegate in questo periodo le faccende di casa e il cucinare, se potete. (benedetta sia per me la bofrost!).
Ritagliatevi un ora o due alla settimana per voi perchè staccare da sorrisetti e pannolini serve: ricordatevi che se hanno fame e il latte è alla giusta temperatura poppano ANCHE dal biberon ( poi adesso ce ne sono di fichissimi!)
E se proprio dovete lavorare perchè ve lo chiedono prendetevi cose leggere, che vi lascino il tempo di essere mamma e di riposarvi, soprattutto di riposarvi: questo momento magico è magico, ma è anche il più impegnativo fisicamente, non prendetelo troppo alla leggera.

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