giovedì 15 febbraio 2018

Arricchimento culturale e quotidianità

Ieri era san Valentino.
Scrivere un posti sull'amore e gli innamorati il 14 di febbraio è scontato, così lo scrivo il 15 e faccio la figura di quella che arriva in ritardo, ma poco mi importa: dell'amore e di altri fattori umani meno piacevoli se ne dovrebbe parlare tutti i giorni e non uno in particolare.
Settimana scorsa mi sono fermata una mezz'ora dopo la lezione di danza a Chiacchierare con Aladin,il mio insegnante, di danza, contest e coreografie. In quell'occasione ho potuto fare una "gita" (odio usare latinismi ed altri termini dal suono esotico, come "excursus" se non sono sicura del significato, sento e leggo troppo spesso parole usate a cazzo di cane solo perchè fa figo) nella lingua e cultura araba: non si usa dire "ti amo". 
La cosa detta così suona scioccante, lo so, ma è il perchè che è poetico e romantico. Quando vuoi dire ad una donna che la ami, non vai da lei e le butti 3 parole secche come io-ti-amo, e bon finita lì. Assolutamente no! se la ami significa che lei è tutto per te quindi, le dici " tu sei il mio fiore che sboccia," se il mio mattino" se il mio sole che sorge " e così via, inventandosi immagini poetiche e romantiche se se nono sei scema lo capisci. Per dire " ti amo" nel mondo arabo si creano poemi e canzoni il cui " tu sei il vento che soffia sul mio fuoco e le fiamme diventano più alte" ( citazione spannometrica del testo Eddala ala kefak) equivale alle 3 parole riassuntive che conosciamo in svariate lingue. Certo anche gli italiani sanno fare cose simili ce ne sono alcuni che sono diventati capolavori letterari, ma nel quotidiano preferiamo un sintetico " ti amo" "ti voglio bene" con tanto di "io" sotto inteso per fare prima, ad una frase più poetica ed articolata. Insomma frase spiccia pratica e "fredda", contro calore della poesia e del sentimento.
Questa particolarità lessicale e culturale mi ha aperto il cuore. Certo dico ancora io ti amo, ma mi ha anche fatto riflettere sul fatto che "io ti amo" lo diciamo anche coi gesti, tipo appaiare i calzini. Sembra sciocco? no. Appai i calzini, svuoti la lavastoviglie, prendi il krapfen a forma di cuore, o un mazzo di tulipani? Sono gesti che dicono la stessa cosa, solo che alcuni talvolta passano in sordina perchè visti come rituale della quotidianità, e non come gesti d'amore, verso la persona amata, verso se stessi verso la famiglia. Guardati da un angolo diverso, anzichè essere freddi gesti routinari, diventano caldi e colmi di significato. Declassarli come "obbligo, ringraziato solo per buona educazione" ci fa solo pretendere di avere gesti più ecclatanti per sentici amati.

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